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Co-Sleeping, è un bene o un male?

Rispondere alla domanda se il co-sleeping sia un bene o un male non è cosa facile. Sento tanto parlare di come lo sia o come non lo sia. Quello che so per certo è come io ho vissuto la questione, infatti è proprio di questo che voglio parlarvi. Racconto la mia esperienza e ognuno trae gli insegnamenti che vuole e li applica alla propria vita. Io ho sempre fatto così e mi sono trovata bene.

Dal secondo giorno in cui Michelle è nata ha deciso di stare sempre con me. Uno, perché la allattavo al seno e due, perché era una sua necessità ed io sentivo di doverla assecondare. All’inizio ero dell’idea di doverle far capire che quando allattava lo faceva in tutta la casa tranne nel letto e invece per dormire si andava in camera da letto. Questo mio intento è miseramente fallito, e subito. Michelle voleva allattare parecchio e spesso durante la notte; stava diventando quasi pericoloso stare seduta sul divano con lei in braccio perché mi venivano i colpi di sonno e ho temuto più di una volta di farla cadere. 

Ho subito cambiato idea e decidendo di farla dormire con me e da quel giorno abbiamo trovato il nostro equilibrio e pace. Ovviamente non sto dicendo che la cosa, nella sua interezza, sia stata semplice ma sicuramente meglio che rischiare di farla cadere e sentirmi in colpa per tutta la vita. 

Michelle da piccolina ha dettato subito legge sull’orario in cui andare a dormire e quando iniziava a strillare senza niente che potesse farla smettere mi stava comunicando che era ora di dormire. Per lei quello significava andare solo e soltanto nel letto con me. Quindi io dovevo andare a dormire perché da lì in poi non mi sarei più potuta alzare. Se mi permettevo di cambiare stanza, sistematicamente si svegliava. L’ho assecondata al meglio delle mie capacità perché volevo serenità in casa e non la guerra. Ma, cosa più importante, volevo svolgere il mio ruolo di mamma al meglio delle mie capacità, altrimenti cosa l’avevo fatta a fare una figlia? Il primo punto quindi è quello di indossare il proprio ruolo di mamma e, in un certo senso, chiudere con il passato. Non c’è da pretendere di volere la propria indipendenza o il tempo che si aveva prima perché quel tempo è passato.

Torniamo al co-spleeping. Quando era arrivato il suo tempo di dormire, la mettevo nel letto e l’allattavo. Sistematicamente di addormentava. Se non lo faceva le offrivo l’altro seno. Ci addormentavamo entrambe, anche se io rimanevo vigile perché sapevo che quel piccolo esserino era attaccato a me e non potevo permettermi di farle del male (ogni mamma sa di cosa sto parlando). Quando poi, dopo un’ora o più si svegliava, la giravo così da darle il seno opposto e in pochi minuti si riaddormentava. E così tutta la notte. 

Usavo mettere un cuscino tra Michelle ed il papà così da non farla scivolare verso di lui e mettere un limite, giusto per precauzione. Non è mai successo niente, è andato sempre tutto bene.   

Michelle ha dormito con me per un anno intero. Non voleva essere spostata per nessun motivo al mondo. Ed io non mi sono mai preoccupata perché ho capito da subito che i cambiamenti erano all’ordine del giorno e niente sarebbe rimasto uguale per sempre. Ero sicura che quando sarebbe stato il momento, Michelle avrebbe cambiato abitudini e me lo avrebbe fatto capire. 

Così è stato! Ad un certo punto infatti Michelle ha iniziato a voler andare nella sua culla (o lettino) che ho sempre avuto attaccata al mio letto e ho decifrato il suo messaggio: il momento di dormire lì era arrivato! 

Ho smesso di allattare che aveva 11 mesi (pubblicherò un post sull’allattamento successivamente) e, più o meno nello stesso periodo, ha iniziato a gattonare. In quel periodo il suo sonno era diventato più pesante e quando si addormentava (sempre nel mio letto) riuscivo a spostarla nella sua culla senza che si svegliasse. Ero sorpresa di quel progresso, quasi incredula. L’ennesima dimostrazione che le cose cambiano, soprattutto quando si è così piccoli. 

Colgo l’occasione per dire a tutte le neo mamme che non c’è minimamente da preoccuparsi delle “abitudini” che si danno ai propri figli perché non saranno sempre le stesse. Più di una persona mi diceva di stare attenta a non viziare mia figlia facendola stare con me a dormire perché non me la sarei più “scollata”, che “si sarebbe abituata a dormire solo con me”, che “non avrei più avuto il mio letto per me”. Ho persino sentito qualcuno che diceva di lasciare la bambina piangere nella sua culla che tanto dopo un po’ avrebbe smesso. Certo, avrebbe smesso perché si sarebbe sentita abbandonata e senza più nessuna speranza. Non perché si sarebbe tranquillizzata. Ho provato a mettermi nei panni di mia figlia per un istante e mi è venuta la pelle d’oca. Tutte falsità! Ho fatto bene a non ascoltare queste persone ma specialmente a non crearmi problemi nel fare quello che mi diceva il cuore. 

I bambini, soprattutto se piccoli, hanno bisogno di noi genitori. Non c’è niente di sbagliato se vogliono sentire il nostro contatto, calore, il nostro odore. Noi siamo l’unica protezione e posto sicuro che hanno. Perché allontanarli facendoli sentire soli o per forza a distanza? Ci sono differenti teorie su questo soggetto. Così come gli altri hanno espresso le loro, io lo faccio con la mia. Condivido la mia esperienza che mi ha consentito di far crescere mia figlia in tutta tranquillità e serenità (sua principalmente), facendola sentire amata e la benvenuta in famiglia.  

Il risultato è che ora Michelle dorme nella sua culla senza ALCUN problema e quando la notte si sveglia per bere l’acqua, poi si rimette giù e continua a dormire. Pochissime volte viene a stare con noi, a volte sono persino io che le chiedo di venire da noi ma lei dice di no…! La scena si è ribaltata. 

Mamme e/o future mamme, manteniamo la calma e diamo ai nostri figli tutto l’amore di cui siamo capaci e di cui hanno bisogno. Questo è il segreto per avere bambini felici che hanno la totale certezza di poter contare su qualcuno.

Per qualsiasi dubbio o domanda sono a disposizione. La regola aurea è: FAI QUELLO CHE TI DICE IL CUORE!

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